Chi possiede uno zio possiede un tesoro.
Noi, che qualche anno lo abbiamo già vissuto, possiamo
ritenerci fortunati di poter parlare con i nostri zii , ed in particolare, quelli
che , come me, non hanno più i propri
genitori.
Se dovessi raccontare una storia su uno zio, senza dubbio
inizierei così.
Un pomeriggio del 1960.
Urla provenienti da una camera, mio padre che credeva
fossero sbarcati i marziani, mia madre
che stessero di nuovo bombardando Roma, i canarini che sbattevano le ali sulla
gabbia e, dalla stanza, esce un uomo di circa 30 anni, alto un metro e ottanta,
capelli lisci neri corvino e tendenti al blu, occhi scuri, volto abbronzato e
arrabbiato, che esclama:” Chi ha rovesc iato il mio profumo nel comò?”
Un bimbo si nasconde,
lui si accorge del movimento furtivo, e in silenzio si ritira in camera.
Potrebbe essere uno spezzone di un film di De Sica, ad es. “Vita
di una famiglia italiana”. L’attore principale è mio zio, già, perché sembrava
proprio un attore, tanto era bello oltre ad essere scapolo…Le donne gli ronzavano sempre attorno e lui, in
attesa di una sistemazione definitiva, viveva a casa della sorella, ossia mia madre,
la quale, sposata e con due figli, aiutava il fratello a vivere ed inserirsi
nella metropoli.
Mio zio Enzo aveva già vissuto a Roma, da ragazzino, in
tempo di guerra. Era stato, come tanti suoi coetanei, avviato all’arte dell’arrangiarsi, che trovò il suo apice quando gli americani
liberarono Roma. Fu così che quei giovani impararono a vivere la vita,
rubacchiando qua e là con la compiacenza delle truppe americane, le quali
chiudevano un occhio verso quella popolazione affamata e stremata dalla
occupazione tedesca.
Al termine del conflitto, tutta la famiglia tornò al paese,
tranne mia madre che, nel frattempo, si era sposata. Dopo qualche anno, mio zio
fece ritorno e venne ad alloggiare, per un po’ di tempo, da noi. Spesso fu
compagno di mio padre nel vedere incontri di pugilato e partite di calcio…in
fondo, poteva essergli fratello minore, e mia madre vedeva di buon occhio
queste loro uscite serali.
Fu allora che mio padre lo soprannominò Tom.
E ‘ questo il soprannome con il quale io lo chiamo, zio Tom.
Quando ero piccolo ho avuto molte sue attenzioni, e io ne ero affascinato…finchè
anche lui trovo’ la sua strada: si fece
una famiglia, e poi…poi uno come lui ci stava troppo stretto nelle vesti di
marito ed iniziò una nuova vita da scapolo.
Fu allora che noi, più che nipote e zio, diventammo amici, percorrendo insieme quasi la stessa
strada:
mio zio Enzo, alias Tom, si è sposato due volte , proprio
come me. Ha avuto quattro figli con due mogli, io ne ho avuti tre, con due
mogli. Ha intrapreso diverse convivenze, e così anche io. E’ stato un
donnaiolo, io…sorvoliamo. Ha avuto una grande passione per la musica americana,
io per tutta la musica. Ha posseduto un numero imprecisato di macchine, io
pure. Ha dilapidato denaro con generosità, io forse qualcosa di più. Ora è facile
intuire perché sia il mio zio preferito. Quando ci si incontra, spesso per
funerali o festività varie, lui è sempre di buon umore, quasi fa rabbia vederlo così tranquillo. Sembra che
gli anni, almeno nello spirito, non lo abbiano scalfito. Al funerale della
sorella (mia zia) mi ha raccontato una storia comica, una delle tante, il tutto
durante il rito funebre.
Ho dovuto trattenermi
per non ridere…nel frattempo, ha squillato il suo cellulare, che naturalmente
non aveva spento. Nel silenzio generale, si è sentita la sua voce esclamare :”mo
chi è che rompe i coglioni?” Il prete ha alzato
gli occhi, qualcuno ha riso, e la sua attuale moglie, inglese di
nazionalità, lo ha fulminato con lo sguardo, come solo quelli del Regno Unito sanno fare.
Questo è mio zio, una persona allegra, disincantata,
irresponsabile, anche alla età di 80 anni.
Lui è stato uno zio
speciale, mi ha prestato macchine e dischi, siamo usciti anche insieme con le
sue amiche…quando lo vedo, gli chiedo di parlarmi del passato, e lui si fa un
po’ pregare, ma poi capisce il mio
desiderio di sentirlo parlare dei miei genitori, di farmi raccontare dettagli o aneddoti a me
sconosciuti, episodi che mi farebbero sentire vivo chi non è più presente, e
allora inizia a raccontare.
A volte lo vedo che trattiene l’emozione, me ne accorgo
subito, perché ride….si, ride, è il suo modo di nascondere l’emozione che gli
pervade il cuore…grazie zio per aver regalato quel como’ a mia nonna, perché ogni
volta che andavo in villeggiatura da lei aprivo quel cassetto dove da bambino
avevo fatto cadere la sua colonia, e nel sentire la fragranza che ancora
permeava i cassetti e che nel tempo non
era svanita, tornavo indietro nei miei ricordi anch’essi mai svaniti e dei
quali tu ne sei testimone vivente.
Grazie zio Tom perché mi hai dato la tua allegria, il tuo
ottimismo, la tua follia, la stessa che possiedo io quando racconto la mia
vita.
Tutti abbiamo uno zio particolare, tutti dovremmo avere uno
zio Tom, tutti dovremmo ricordarcene più spesso.
autore: Pino Gogiali
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