Ricordate tutti i
lavori che avete svolto nella vostra vita?
Certamente c’è chi ha
svolto una sola professione, e chi , come me , ha esternato le sue capacità
lavorative in diversi campi. Dei tanti
lavori svolti, uno in particolare mi è rimasto nel cuore………..
La professione del Portiere d’Albergo.
Quando arriva il mese di Agosto, ogni anno, mi ritrovo a
commentare un episodio o un fatto, un
qualcosa che mi riporta indietro nel tempo o nella memoria, persone di
passaggio nella mia esistenza, e puntualmente mi viene la nostalgia di quei
tempi, di come un lavoro può insegnarti tanto della vita,e inizio a raccontare
storie ad amici , parenti, figli.
In genere non amo raccontare questo tipo di esperienza, perché
sono ricordi abbastanza crudi, di cronaca notturna di Roma, che per chi vive al
sicuro delle proprie abitazioni, o nei comodi uffici di un ministero, resta difficile
credere.
Ho iniziato a
lavorare in albergo nel lontano 1976, per la precisione il 1 maggio , iniziando
come aiutante delle cameriere ai piani; dopo 2 mesi mi passarono di grado, aiuto portiere di
notte, in pratica aiutavo nelle pratiche burocratiche, portavo cuscini , borse
, e tutto ciò di cui c’era bisogno, inoltre accompagnavo i pellegrini presso
altri alberghi della stessa società con una Fiat 850 pulmino.
La società in cui lavoravo possedeva 3 hotel per un totale, a quei tempi , di circa 350 camere. Il
proprietario, un certo Dott. Raeli, era un personaggio molto curioso. Gestiva
questa società a livello di gestione familiare, mentre invece era una vera e
propria impresa. I suoi alberghi si trovavano tutti alla stazione Termini di
Roma, il più grande, L’Hotel Siracusa, era ubicato in via Marsala, di fianco al bar Trombetta e davanti
all’uscita della stazione: una posizione strategica. Era sempre al completo, ed
era un porto di mare. Vi pernottava soprattutto gente che dormiva soltanto una notte… gente comune
così come coppie, politici, attori , prostitute, cantanti, tossicomani, matti senza
dimora, insomma una vera e propria casbah. Inutile dire che dovevi avere la
mente sveglia e senza paura: il rischio , soprattutto di notte, era quello di
essere divorato dal vortice di nefandezze che questa società, oggi come allora , non manca di offrirci…
storture e brutalità che potevano prendere il sopravvento su di te, unico responsabile della sicurezza di 300 persone.
Tornando a quel lontano 1976, terminò l’estate e con mia
grande sorpresa fui invitato a comprare un vestito nero, una camicia bianca e
una cravatta in tono, ero stato nominato primo portiere, e per giunta di notte.
Ho lavorato con questa mansione fino al 1986, e quello che ricordo con maggior piacere
sono le notti di agosto passate in
quella portineria afosa di Via Marsala, dove con 130 camere e 300 persone ti
sentivi un leone nella foresta. Il mio turno iniziava alle 19.00 e terminava
alle 07.00… 10 ore di lavoro con 3 ore di pausa, si fa per dire, visto che
l’eventuale chiusura dalle 03.00 alle 06.00 del portone non avveniva mai, al
contrario erano quelle le ore più
interessanti della notte, durante le quali ti slacciavi la cravatta, andavi al
bar notturno, il mitico snack bar dell’omonima via: a quei tempi era un bar aperto di notte che
vendeva anche sigarette era raro, e iniziavi a incontrare qualche conoscente di
zona, in genere tassisti abusivi, ladri di professione, colleghi, ex clienti
del giorno prima, i soliti tossici, prostitute, trans, poliziotti, e via via un’insieme di razze
provenienti dall’Africa equatoriale all’Australia, passando per tutte le
regioni italiane.
Il fresco delle ore notturne ti ritemprava dal caldo e dal
via vai di quelle ore precedenti, ore frenetiche di lavoro che non ti
permettevano pause…verso le 01.00 finalmente un po’ di pace, tiravo fuori una poltroncina, e mi
piazzavo davanti l’entrata dell’ hotel, come un vecchio che prende il fresco
fuori dall’uscio di casa.
Uscivi dal personaggio del quale ti eri vestito
precedentemente, e tornavi a essere quello che eri, un normale giovanotto che
faceva lo spiritoso con qualche turista, e che parlava con un conoscente come
se fosse al bar sotto casa; il ponentino di Roma ti rinfrescava il corpo e la
mente, e la memoria cavalcava i ricordi di quei 24 agosto passati insieme a mio
padre e alla mia famiglia, davanti a un Saint Honorè con delle candeline, quelle che indicavano la mia età.
L’amarezza mista alla
tristezza veniva lenita da Gabriella, ormai ospite fissa dell’hotel, di rientro dal suo chiacchierato lavoro, che mi
portava un caffè prima di andare a dormire, oppure da Walter Norbert, il
famigerato mago di piazza Navona, soprannominato Maga Magò per via della sua
bruttezza e delle sue dichiarate tendenze omosessuali. Lui , come Gabriella e
qualcun altro, era ormai ospite fisso , lo vedevamo rientrare tutte le notti a tarda ora, a volte
sorridente a volte nero come il carbone, e proprio in quei momenti io lo
provocavo, chiedendogli con un
sorrisetto di farmi le carte, la risposta,
in misto austriaco e dialetto romanesco, era scontata …”Ankora tu crede a kueste kazzate?” “Ma tu ci campi con questo
lavoro, allora non ci credi?” – “Io non
credo a un kazzo, la gende è pakza. “
Io e il mio
sottoposto iniziavamo a ridere, e alla fine il mago storto e gobbo, iniziava a
ridere, ritirava la chiave , e senza salutare andava a dormire.
Quando seppi del suo assasinio nel 92/93 rimasi dispiaciuto piuttosto e colpito dal fatto che mentre
veniva ucciso, in una notte di capodanno, io mi trovavo a Trastevere a
festeggiare il nuovo anno.
Il luogo dell’omicidio era il suo appartamento , proprio lì
a Trastevere…che strane coincidenze della vita ci riserva, a volte, la vita….
La notte a Roma può diventare pericolosa, Roma con i suoi barboni,
gli ubriachi e i malintenzionati. Ma la notte capitava che mi addormentassi davanti
all’ingresso, galeotto era il fresco
della sera, eppure non mi è mai successo nulla, forse perche mi conoscevano,
chissà, o forse è stato sempre e solo il caso.
Di notte ci si sentiva con i miei colleghi di quei tempi, erano
tanti, alcuni di loro avevano iniziato la loro esperienza sotto la mia
direzione, io ero uno dei più anziani in termine di anni di lavoro e molti di loro li ricordo come fosse ieri…tanti
di essi li ho ritrovati su Facebook .
Angelo, Primo, Stefano, Cesare, e altri ancora con i quali diciamo
sempre di riunirci una sera, poi come sempre
gli impegni o la famiglia o altre
ragioni fanno sì che questo incontro non sia ancora avvenuto, ma sono sicuro
che loro mi ricordano come io ricordo loro, come ricordano le tante goliardate
fatte insieme o le belle turiste che alloggiavano presso l’uno o l’altro hotel…ricorderanno
sicuramente il nostro Dott. Raeli, e le sue stranezze, che a raccontarle non
basterebbe una vita intera. Basti pensare che le sue proprietà, tutt’oggi sette hotel, sono stati lasciati in dono all’Università
di Tor Vergata in cambio del suo nome scritto su Borse di studio rilasciate agli
studenti.
Insieme al suo nome
ci dovrebbe essere anche il mio e quello di tutti coloro che hanno contribuito
a far crescere il suo impero.
Detto ciò, e
raccontato una piccola parte di questo lavoro, se potessi dare un consiglio ai
giovani, direi loro di andare a lavorare
come portiere di notte. E’ un’esperienza di vita unica, si impara a conoscere popoli, lingue, e il sapore della
vita in tutte le sue sfaccettature. Un portiere conoscerà il male , lo combatterà, aprirà il suo cuore
a chi ne ha bisogno, alloggiando un barbone senza farlo pagare la notte
di Natale, sfondando una porta per prestare aiuto a un tossico con una siringa piantata nel braccio, stringerà
tra le sue braccia cuori stranieri e non.
E’ un’esperienza di
vita che rende un ragazzo adulto e che gli insegnerà a riflettere prima di agire, a non
aver paura del prossimo, a scoprire che , anche se questa società è
intollerante verso le diversità, lui potrà
dare il suo contributo di conoscenza e di comprensione nei confronti di tutti
coloro che camminano nei lunghi e bui corridoi della vita.
Autore: Pino Gogiali
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