giovedì 23 agosto 2012

Notti di Agosto alla stazione Termini di Roma

Ricordate tutti i lavori che avete svolto nella vostra vita?
Certamente c’è chi ha svolto una sola professione, e chi , come me , ha esternato le sue capacità lavorative in diversi campi. Dei  tanti lavori svolti, uno in particolare mi è rimasto nel cuore………..
La professione del Portiere d’Albergo.
Quando arriva il mese di Agosto, ogni anno, mi ritrovo a commentare un episodio  o un fatto, un qualcosa che mi riporta indietro nel tempo o nella memoria, persone di passaggio nella mia esistenza, e puntualmente mi viene la nostalgia di quei tempi, di come un lavoro può insegnarti tanto della vita,e inizio a raccontare storie ad amici , parenti,  figli.
In genere non amo raccontare questo tipo di esperienza, perché sono ricordi abbastanza crudi, di cronaca notturna di Roma, che per chi vive al sicuro delle proprie abitazioni, o nei comodi  uffici di un ministero, resta difficile credere.
Ho iniziato a lavorare in albergo nel lontano 1976, per la precisione il 1 maggio , iniziando come aiutante delle cameriere ai piani; dopo 2 mesi  mi passarono di grado, aiuto portiere di notte, in pratica aiutavo nelle pratiche burocratiche, portavo cuscini , borse , e tutto ciò di cui c’era bisogno, inoltre accompagnavo i pellegrini presso altri alberghi della stessa società con una Fiat 850 pulmino.
La società in cui lavoravo possedeva 3 hotel per un totale,  a quei tempi , di circa 350 camere. Il proprietario, un certo Dott. Raeli, era un personaggio molto curioso. Gestiva questa società a livello di gestione familiare, mentre invece era una vera e propria impresa. I suoi alberghi si trovavano tutti alla stazione Termini di Roma, il più grande, L’Hotel Siracusa, era ubicato in via Marsala,  di fianco al bar Trombetta e davanti all’uscita della stazione: una posizione strategica. Era sempre al completo, ed era un porto di mare. Vi pernottava   soprattutto gente  che dormiva soltanto una notte… gente comune così come coppie, politici, attori , prostitute, cantanti, tossicomani, matti senza dimora, insomma una vera e propria casbah. Inutile dire che dovevi avere la mente sveglia e senza paura: il rischio , soprattutto di notte, era quello di essere divorato dal vortice di nefandezze che questa società,  oggi come allora , non manca di offrirci… storture e brutalità che potevano  prendere il sopravvento su di te,  unico responsabile della sicurezza  di 300 persone.
Tornando a quel  lontano 1976, terminò l’estate e con mia grande sorpresa fui invitato a comprare un vestito nero, una camicia bianca e una cravatta in tono, ero stato nominato primo portiere, e per giunta di notte. Ho lavorato con questa mansione fino al 1986, e quello che ricordo con maggior piacere  sono le notti di agosto passate in quella portineria afosa di Via Marsala, dove con 130 camere e 300 persone ti sentivi un leone nella foresta. Il mio turno iniziava alle 19.00 e terminava alle 07.00… 10 ore di lavoro con 3 ore di pausa, si fa per dire, visto che l’eventuale chiusura dalle 03.00 alle 06.00 del portone non avveniva mai, al contrario erano quelle  le ore più interessanti della notte, durante le quali ti slacciavi la cravatta, andavi al bar notturno, il mitico snack bar dell’omonima via:  a quei tempi era un bar aperto di notte che vendeva anche sigarette era raro, e iniziavi a incontrare qualche conoscente di zona, in genere tassisti abusivi, ladri di professione, colleghi, ex clienti del giorno prima, i soliti tossici, prostitute, trans,  poliziotti, e via via un’insieme di razze provenienti dall’Africa equatoriale all’Australia, passando per tutte le regioni italiane.
Il fresco delle ore notturne ti ritemprava dal caldo e dal via vai di quelle ore precedenti, ore frenetiche di lavoro che non ti permettevano pause…verso le 01.00 finalmente un po’  di pace, tiravo fuori una poltroncina, e mi piazzavo davanti l’entrata dell’ hotel, come un vecchio che prende il fresco fuori dall’uscio di casa.
Uscivi dal personaggio del quale ti eri vestito precedentemente, e tornavi a essere quello che eri, un normale giovanotto che faceva lo spiritoso con qualche turista, e che parlava con un conoscente come se fosse al bar sotto casa; il ponentino di Roma ti rinfrescava il corpo e la mente, e la memoria cavalcava i ricordi di quei 24 agosto passati insieme a mio padre e alla mia famiglia, davanti a un Saint Honorè  con delle candeline,  quelle che indicavano la mia età.
L’amarezza mista alla tristezza veniva lenita da Gabriella, ormai ospite fissa dell’hotel,  di rientro dal suo chiacchierato lavoro, che mi portava un caffè prima di andare a dormire, oppure da Walter Norbert, il famigerato mago di piazza Navona, soprannominato Maga Magò per via della sua bruttezza e delle sue dichiarate tendenze omosessuali. Lui , come Gabriella e qualcun altro, era ormai ospite fisso , lo vedevamo  rientrare tutte le notti a tarda ora, a volte sorridente a volte nero come il carbone, e proprio in quei momenti io lo provocavo, chiedendogli  con un sorrisetto di farmi le carte, la  risposta, in misto austriaco e dialetto romanesco,  era  scontata …”Ankora tu crede  a kueste kazzate?” “Ma tu ci campi con questo lavoro,  allora non ci credi?” – “Io non credo a un kazzo, la gende è pakza. “
Io e il mio sottoposto iniziavamo a ridere, e alla fine il mago storto e gobbo, iniziava a ridere, ritirava la chiave , e senza salutare andava a dormire.
Quando seppi del suo assasinio nel 92/93 rimasi dispiaciuto  piuttosto e colpito dal fatto che mentre veniva ucciso, in una notte di capodanno, io mi trovavo a Trastevere a festeggiare il nuovo anno.
Il luogo dell’omicidio era il suo appartamento , proprio lì a Trastevere…che strane coincidenze della vita ci riserva,  a volte,  la vita….
La notte a Roma può diventare pericolosa, Roma con i suoi barboni, gli ubriachi e i malintenzionati. Ma la notte  capitava che mi addormentassi davanti all’ingresso,  galeotto era il fresco della sera, eppure non mi è mai successo nulla, forse perche mi conoscevano, chissà, o forse è stato sempre e solo il caso.
Di notte ci si sentiva con i miei colleghi di quei tempi, erano tanti, alcuni di loro avevano iniziato la loro esperienza sotto la mia direzione, io ero uno dei più anziani in termine di anni di lavoro e  molti di loro li ricordo come fosse ieri…tanti di essi li ho ritrovati su Facebook  .
Angelo, Primo, Stefano,  Cesare, e altri ancora con i quali diciamo sempre di riunirci una sera, poi come sempre  gli impegni o  la famiglia o altre ragioni fanno sì che questo incontro non sia ancora avvenuto, ma sono sicuro che loro mi ricordano come io ricordo loro, come ricordano le tante goliardate fatte insieme o le belle turiste che alloggiavano presso l’uno o l’altro hotel…ricorderanno sicuramente il nostro Dott. Raeli, e le sue stranezze, che a raccontarle non basterebbe una vita intera. Basti pensare che le sue proprietà, tutt’oggi  sette hotel, sono stati lasciati in dono all’Università di Tor Vergata in cambio del suo nome scritto su Borse di studio rilasciate agli  studenti.
Insieme al suo nome ci dovrebbe essere anche il mio e quello di tutti coloro che hanno contribuito a far crescere il suo impero.
Detto ciò,  e raccontato una piccola parte di questo lavoro, se potessi dare un consiglio ai giovani, direi  loro di andare a lavorare come portiere di notte. E’ un’esperienza di vita unica, si impara  a conoscere popoli, lingue, e il sapore della vita in tutte le sue sfaccettature. Un portiere  conoscerà il male , lo combatterà, aprirà  il suo cuore  a chi ne ha bisogno, alloggiando un barbone senza farlo pagare la notte di Natale, sfondando una porta per prestare aiuto a un tossico  con una siringa piantata nel braccio, stringerà  tra le sue braccia cuori stranieri e non. 
E’  un’esperienza di vita che rende  un ragazzo adulto e  che gli  insegnerà a riflettere prima di agire, a non aver paura del prossimo, a scoprire che , anche se questa società è intollerante verso le diversità,  lui potrà dare il suo contributo di conoscenza e di comprensione nei confronti di tutti coloro che camminano nei lunghi e bui corridoi della vita.
Autore: Pino Gogiali

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