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Il Cafè Du Parc |
Ore 16.00: appuntamento al Cafè du Parc, il mio arrivo è
sempre anticipato, lei è sempre puntuale. Ore 16.00. Quella stretta alla bocca
dello stomaco, e la salivazione secca insieme ad un senso di tremore, come se
la terra sotto i piedi tremasse, è il ricordo che possiedo di quando, con il suo
leggero passo da straniera nordica, scendeva da quel tram all’insaputa dei suoi
genitori. Parlo del mio primo …amore… Questo è l’evento, perché di un evento si
tratta, dal momento che tutti noi, intorno ai 16-18 anni, abbiamo vissuto il
primo amore.
Dicevamo…all’insaputa dei genitori…perché, da Piazzale della
Radio alla Piramide Cestia c’erano almeno cinque o sei fermate del tram, e per
quei tempi, per una ragazzina di 16 anni, era davvero troppo lontano e poi…il
tram? Ma scherziamo? Chissà perché lei rischiava tanto, me lo sono domandato
tante di quelle volte allora, che solo
dopo, a distanza di tanti anni, ho saputo dare una risposta…forse.
Io di un anno più grande di lei, e credevo di essere un uomo
già vissuto, colui che sapeva della vita come pochi altri, l’hippy con i
capelli lunghi, il chitarrista affascinante con la sua bianca stratocaster,
uguale a quella del grande Jimy. Per lei, forse, ero solo un pericolo per la
sua verginità, ma comunque era affascinata da quello che io volevo
rappresentare, ma anche da quelle uniche qualità che, ancora oggi, scandiscono
i miei comportamenti. Lei si chiamava Titti, soprannome che userò per non
ledere nessuno, faceva le superiori, e tutti gli anni ci si incontrava in
comitiva al mare, stesso posto, stessa spiaggia, un appuntamento che durava da
anni, quando i bar del lungomare erano affollati di ragazzi che formavano
comitive, davanti ai juke box ed ascoltavano il brano del momento o il successo
dell’inverno appena trascorso. Erano anche gli anni di Lucio Battisti, dei New
Trolls, e, per chi amava i gusti più esterofili, si poteva ascoltare la musica
dei primi Chicago, o James Brown. Io propendevo per questi ultimi, ma i miei
ricordi di Titti sono accompagnati solo da Lucio, sono i ricordi di due ragazzi
che passeggiavano per Viale Aventino mano nella mano, parlando di tutto ciò che
due ragazzi di quei tempi potevano parlare, in una sorta di tentativi per far
capire all’altro i propri sentimenti, mano nella mano, come due fidanzati che
non si sono mai dichiarati, ma che sognano di appartenersi.
Che strana storia voglio raccontare? No, non è una storia
strana, è solo la trama di un amore mai completamente vissuto e spesso
sofferto, fatto di gelosie e malintesi, di parole dette al telefono e non
vissute, di quando mi guardava negli occhi
e vedeva il riflesso del cielo, e si avvicinava alla mia bocca quasi
fosse ipnotizzata, per poi voltarsi all’improvviso e dire di no a quell’attimo
di debolezza….che strana storia….ma in fondo è la storia di noi tutti di ieri,
di oggi e di domani. Io, per non vederla così triste, la invitavo ad alzarsi da
quel piccolo prato davanti al Circo Massimo circondato dal traffico frenetico
di Roma…di nuovo si sentivano rumori di auto, gente, clacson impazziti che
riportavano le nostre menti al momento prima del collasso sentimentale. Si
faceva finta che non fosse successo nulla, e di nuovo si rideva e si
parlava, ci si toccava con le mani
stringendole nervosamente, ma tutti e
due ricordavamo un momento prima di essere in paradiso, dove tutto è silenzioso,
e dove chi si ama ascolta il rumore del cuore in un battito che arriva alle
tempie e che confonde i respiri a due adolescenti che stanno crescendo.
Ogni anno, dopo la villeggiatura, iniziavamo a frequentarci
in modo più intimo, lontano dalle chiacchiere della comitiva che d’inverno si
scioglieva e che d’estate si formava di
nuovo, ma a tutti era noto che noi, io e Titti, ci frequentavamo anche lontano
dal clima festaiolo del gruppo estivo, tanto da chiamarla “La sposa del Conte”,
e naturalmente il Conte ero io, soprannome datomi da un componente della band,
per via dei miei modi garbati.
D’inverno eravamo due fidanzatini, d’estate i nostri
sentimenti si confondevano, lei per timore dei suoi genitori, io per desiderio
di libertà, e fu proprio un inizio di luglio che tutto cambiò, una parola
sbagliata, un attimo di eccessivo orgoglio, e il giorno dopo mi trovai
volutamente a corteggiare una sua amica, che evidentemente non era poi così
tanto amica. Lei, in risposta, si fece vedere insieme a un ragazzo di
bell’aspetto, ma io sapevo che la sua era una rivalsa nei miei confronti, e
così rincarai la dose per tutto il mese, saltai da un ombrellone all’ altro, in
modo che lei mi notasse il più possibile, e lei continuava con il tipo di
bell’aspetto….
A fine agosto, in una delle ultime serate, si organizzò una festa con musica dal vivo,
neanche a dirlo mi dovetti esibire con un gruppo nuovo di musicisti assemblati
all’ultimo momento.
Passai la serata a cantare e vedere la comitiva che ballava.
Quella sera, mentre suonavamo “Eri bella” di Lucio Battisti, lei si stringeva
al ragazzo di bell’aspetto, ed i suoi occhi incrociarono i miei…sperai che lei
rivedesse nei miei il cielo azzurro di un tempo, ma le luci della sera
evidentemente non rifletterono nulla, anche se una lacrima gli discese sulle
guance, ma forse era per il ragazzo di bell’aspetto…che, guardandolo bene, mi
accorsi che anche lui aveva gli occhi azzurri, e mentre la mia voce cantava
...”Eri bella, comunque bella”…lui la stringeva così forte che per tutta la
vita decise di legarsi a lui…
Anni fa mi è capitato casualmente di vedere un uomo di
bell’aspetto fermarsi e salutare un mio amico con il quale parlavo, era
accompagnato da sua moglie, aveva gli occhi azzurri e mi sembrava di
conoscerlo…eh si, era proprio lui, e la signora che lo accompagnava aveva
qualcosa di familiare. Lui è diventato un uomo maturo, ma sempre di
bell’aspetto, lei una donna di 50 anni, un po’ appesantita dall’età, come tante
donne che si dedicano alla famiglia.
Per non trovarmi in una situazione di quelle nelle quali non
vorresti mai trovarti, mi sono inventato una scusa e mi sono allontanato. Non
ha tremato nulla, non sono cambiati i miei respiri, ma quel brano di Battisti,
improvvisamente mi è tornato alla mente………con i tuoi occhi arrossati…eri
bella….comunque bella…..
Autore: Pino Gogiali