Roma ,un giorno di Settembre .
“Sono stato in Grecia”
”Io ho visto la costa
della Croazia”
“ New York , che meraviglia!”
“Parigi,non vedo
l’ora di tornarci”
Amici, parenti, conoscenti, sconosciuti al bar o dal
barbiere, insomma un po’ ovunque, c’è un tizio o una tizia che dice:”Sono stato
a……. al prossimo viaggio ci torno”. Non
sento mai dire:”che emozione rivedere i posti di quando da bambino andavo a
fare le vacanze”.
Io non sono un amante
dei viaggi, ma non per questo mi sento
di criticare chi viaggia, in fondo ognuno ha i suoi gusti. A dire che non ami viaggiare, si rischia di
passare per scemo, oppure per snob, non penso che queste categorie mi appartengano,
ma ho sempre pensato di essere….diciamo così, amante delle comodità e soprattutto quella di casa mia.
Eppure se volessi un giorno fare un viaggio, andrei di certo
a Piglio, poco distante da Roma, un
piccolo paese, noto soprattutto per il vino Cesanese. Voi mi direte: “E perche non ci vai?” La mia risposta è perchè la macchina del tempo
non è stata ancora inventata.
Esiste , però, una macchina invisibile, che mi permette di
viaggiare: si chiama macchina dei sentimenti e possiede la
memoria del cuore. Questa immaginaria simcard ha la capacità di farti
ricordare tutte le senzazioni piacevoli e non, ti consente di ascoltare i rumori dell’anima, i
profumi del tempo che fu, e ti fa correre con la mente, verso paesaggi
a noi familiari.
Le nostre vacanze non
erano fatte di vacanze esotiche, o di
eleganti alberghi, al massimo si andava a casa di nonna, perché le nostre famiglie erano famiglie provenienti da paesi agricoli, che erano venute a cercare lavoro in città, come diceva Gaber:” vieni a stare in città , che stai a fare in
campagna”…ma poi, quando arrivava l’estate, per noi ragazzini tornare in
campagna significava vacanze, libertà, ritrovare
amici del posto e amici della città, che come te avevano la nonna materna o
paterna, proprio lì.
Il Piglio vive nei
miei ricordi, con la figura di mia madre, che ricordo rilassata, allegra, disponibile
nei nostri confronti, lontana dalla città e forse lontana dalle discussioni di
casa e dalla confusione della metropoli. Quando arrivava al paese, mia madre
sfoderava una pronuncia ciociara, come se non si fosse mai allontanata da lì,
era, come si suol dire…il richiamo della foresta, o più semplicemente il richiamo
del cuore. E così la mattina si andava a passeggio per il paese, dove sbucavano
improvvise parentele e abbracci di
paesani che chiamavano mia madre, con il suo diminutivo…..Bertì...cumma a
stai……
Ma quello che ricordo
con maggiore intensità erano le passeggiate lungo la strada che ti portava al Convento
di S. Lorenzo, a quota 1000 metri, nell’arco di 1 ora, sotto il sole, ammirando panorami arsi dalla calura e dalla polvere alzata dai
contadini al passaggio nei campi, finchè
, stanchi e accaldati, finalmente si arrivava.
L’ombra che ci accoglieva all’arrivo al monastero era un’ombra immensa, come immenso era il
grande leccio che la procurava, e poi l’acqua , un fontanile sovrastato da una
statua di S. Francesco, da dove sgorgava un’acqua gelida, che non potrò mai
dimenticare ; ne bevevo così in fretta, da sentire il dolore alle tempie, mentre
intorno a me le cicale ti ricordavano che, oltrepassata l’ombra, la canicola ti
avrebbe di nuovo fatto ansimare.
Nel sottofondo, la
quercia suonava il suono delle foglie, sussurandoti di non allontanarti, e si
riusciva a sentire oltre le foglie un tenue vento, che ti ricordava comunque
che ti trovavi a 1000 metri.
Quei rumori , quell’odore, quel caldo, avevano un loro profumo…ogni
momento della vita possiede un suo odore, a volte la mente lo codifica, altre volte
lo scarta, ma voi avete mai avuto la sensazione che il vostro cuore annusi un
profumo? Si , certo che l’avete avuta , e nessuno può dire a cosa somigli, perche
è un profumo fatto di gioia , di tenerezza, di rimpianti per un tempo che non
tornerà mai più, un tempo fatto di ricordi, quelli di nonna, di nonno, e per i meno
fortunati quelli dei nostri genitori, che ci sembravano vecchi quando erano
giovani, e bambini quando erano sofferenti su di un letto.
Che strana la vita, cerchiamo luoghi sconosciuti per provare
nuove sensazioni, nuove visioni , e poi non andiamo mai a ricercare le nostre
radici. Se fosse possibile l’impossibile, vorrei avere una casa al Piglio, affacciarmi
da una finestra e vedere di fronte i
monti che mi sovrastano… vorrei rivedermi ragazzino a passeggio con mia madre, o
in corse scatenate per i campi, e poi, come in un trailer di un film, cambiare scena
, cambiare finestra, vedermi seduto su una sedia in un terrazzino, con un
geranio trapiantato in un barattolo di pomodoro, una immancabile sigaretta, e
in completa solitudine guardare il mare fino al confine con il cielo.
Vorrei poter stare a 50km da Roma e a un milione di anni luce
dal resto del mondo. E quando si fa notte
da tutte le finestre si vedrebbe lo stesso panorama, un cielo stellato, illuminato
dai bagliori di stelle, che da sempre ci
accompagnano, come i nostri ricordi , che mai ci hanno lasciato e mai hanno
smesso di illuminare i nostri cuori.
Autore: Pino Gogiali