giovedì 7 giugno 2012

Intervista impossibile a...Baffo



“Ciao Baffo, come ti va?”
“Bene, e tu? “
“Dovresti saperlo, no?Tu ormai puoi vedere tutto!”
“Si, ma sai, anche noi che viviamo nell’ombra riusciamo ad emozionarci e finiamo per dire delle banalità.”
“Papà, sono passati 32 anni, e sembra come se il tempo, e anche il dolore, non fossero mai trascorsi. In questi anni mi sono fatto tante domande, alle quali,  in parte, sono riuscito a darmi delle risposte, e per altre rimangono dei punti interrogativi. Avevo solo 25 anni e il più grande rimpianto è stato quello di non aver mai potuto avere un dialogo con te, sai…come si fa tra uomini. Avrei  voluto conoscerti meglio,sapere da te tante cose“ Che cosa? Adesso che sono qui, chiedimi pure, approfitta di questo momento insolito che stai vivendo. Che vuoi sapere?”
“Non voglio sapere, papà, io voglio soltanto conoscerti,  voglio che tu mi parli della guerra che hai vissuto in prima persona, della tua infanzia, della sofferenza di un figlio che non ha mai conosciuto la propria madre, di un padre vedovo che ti ha allevato. Insomma, papà, finalmente scoprire come eri dentro di te.” “Sai, quando andavo a scuola, ecco, a quell’età mi resi conto, per la prima volta, che tutti avevano una mamma, ma io no e allora chiesi a tuo nonno dove fosse la mia. Lui mi rispose che era in cielo e che da lassù mi guardava, e aggiunse anche che la notte  vegliava su di me …Allora gli chiedevo – ma se guardo in cielo, la posso vedere?- e tuo nonno mi diceva che solo di giorno era possibile vederla, ma che appariva sotto le sembianze di una nuvola. Da quel momento, presi l’abitudine di guardare ogni volta che potevo il cielo, e non ho mai smesso di farlo.”
“E’ vero! Avevi sempre questa mania di guardare il cielo quando uscivamo di casa”
“Si,  e con il tempo era diventata una piacevole abitudine. “
“Ma cosa pensavi, papà, quando tornavi a casa dal lavoro, quando noi ti facevamo le feste, e ti chiedevamo le cose più assurde?”
“Eh …pensavo che, se avessi potuto, vi avrei dato il mondo intero, ma a quei tempi proprio non si poteva avere tutto. Alla festa della Befana, la sera si ritirava il pacco, lo chiamavamo così, era il regalo che il Cral dell’azienda ci metteva a disposizione per voi piccoli, era quella la vostra Befana! Con tua madre che di notte, quando voi dormivate, preparava tutto insieme a me, e la mattina era una gioia vedere i vostri volti illuminati da tanto ben di Dio, ti ricordi?”
“Oh si si che mi ricordo! E ci credevamo, pure!E invece, papà, mi puoi parlare della tua giovinezza?”
“La mia gioventù è stata funestata dalla guerra, è un argomento difficile da dire, fa ancora male, pensa…non sono ricordi piacevoli, anche se tra noi ragazzi c’era tanta goliardìa, che ci aiutava un po’ a sopravvivere alle brutture. Prima in Albania, poi la Grecia, e poi ancora la fortuna di essere stato fatto prigioniero, e quindi trasferito in Bulgaria presso un distaccamento inglese. Da lì riuscii, con qualche mio compagno, a fuggire via, attraversando la Jugoslavia a piedi o con mezzi di fortuna. L’Italia si era arresa e noi si cercava disperatamente di tornare a casa. Eravamo dei poveri sbandati, con la paura dei partigiani di Tito che ci davano la caccia, e i tedeschi che, se ci avessero catturato, ci avrebbero arruolato nel nord Italia. Ho visto morire di malattie e stenti tanti amici, ho visto deportare tanti commilitoni, dei quali non ho mai saputo più nulla, e ho portato con me la sofferenza di non aver mai potuto avere gli stivali adeguati per la lunga marcia che mi ha ricondotto a casa. Ricorderò sempre il dolore ai piedi che ho vissuto, ma mai dimenticherò il sorriso e il pianto di tuo nonno quando mi ha rivisto dopo tanto, tanto tempo.”
“Papà, il mio tempo, questo tempo che mi ha ricondotto a te,  sta per svanire…Sento che questa  ipotetica intervista, come un sogno, sta finendo. Mentre scrivo, lo vedi?, una lacrima scende e finalmente questo groppo alla gola si sta sciogliendo. Prima che io esca da questa  quarta dimensione, dammi il modo di chiederti una cosa ancora. Che rimpianti hai, oggi?”
“Nessuno, avevo solo paura che tu non potessi mai…diciamo così, intervistarmi. Ma adesso spero che tu abbia realizzato il tuo desiderio. Sono convinto che tu, ai tuoi figli, mai nasconderai quelle che sono le emozioni che, nella vita, ti hanno accompagnato. E’ così bello esprimere i propri sentimenti, perché è ciò per il quale verremo ricordati, ma soprattutto, ricorda, che non è necessario raccontarle, le emozioni. E’ sufficiente guardare il cielo alla ricerca di un volto che possa illuminare il nostro, e farsi riconoscere, tra tanti,  da chi ci ama.Ciao figliolo”
“Ciao, Baffo”

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