“Ciao Baffo, come ti va?”
“Bene, e tu? “
“Dovresti saperlo, no?Tu ormai puoi vedere tutto!”
“Si, ma sai, anche noi che viviamo nell’ombra riusciamo ad
emozionarci e finiamo per dire delle banalità.”
“Papà, sono passati 32 anni, e sembra come se il tempo, e
anche il dolore, non fossero mai trascorsi. In questi anni mi sono fatto tante
domande, alle quali, in parte, sono
riuscito a darmi delle risposte, e per altre rimangono dei punti interrogativi.
Avevo solo 25 anni e il più grande rimpianto è stato quello di non aver mai
potuto avere un dialogo con te, sai…come si fa tra uomini. Avrei voluto conoscerti meglio,sapere da te tante
cose“ Che cosa? Adesso che sono qui, chiedimi pure, approfitta di questo
momento insolito che stai vivendo. Che vuoi sapere?”
“Non voglio sapere, papà, io voglio soltanto conoscerti, voglio che tu mi parli della guerra che hai
vissuto in prima persona, della tua infanzia, della sofferenza di un figlio che
non ha mai conosciuto la propria madre, di un padre vedovo che ti ha allevato.
Insomma, papà, finalmente scoprire come eri dentro di te.” “Sai, quando andavo
a scuola, ecco, a quell’età mi resi conto, per la prima volta, che tutti
avevano una mamma, ma io no e allora chiesi a tuo nonno dove fosse la mia. Lui
mi rispose che era in cielo e che da lassù mi guardava, e aggiunse anche che la
notte vegliava su di me …Allora gli
chiedevo – ma se guardo in cielo, la posso vedere?- e tuo nonno mi diceva che
solo di giorno era possibile vederla, ma che appariva sotto le sembianze di una
nuvola. Da quel momento, presi l’abitudine di guardare ogni volta che potevo il
cielo, e non ho mai smesso di farlo.”
“E’ vero! Avevi sempre questa mania di guardare il cielo
quando uscivamo di casa”
“Si, e con il tempo
era diventata una piacevole abitudine. “
“Ma cosa pensavi, papà, quando tornavi a casa dal lavoro,
quando noi ti facevamo le feste, e ti chiedevamo le cose più assurde?”
“Eh …pensavo che, se avessi potuto, vi avrei dato il mondo
intero, ma a quei tempi proprio non si poteva avere tutto. Alla festa della
Befana, la sera si ritirava il pacco, lo chiamavamo così, era il regalo che il
Cral dell’azienda ci metteva a disposizione per voi piccoli, era quella la vostra
Befana! Con tua madre che di notte, quando voi dormivate, preparava tutto
insieme a me, e la mattina era una gioia vedere i vostri volti illuminati da
tanto ben di Dio, ti ricordi?”
“Oh si si che mi ricordo! E ci credevamo, pure!E invece,
papà, mi puoi parlare della tua giovinezza?”
“La mia gioventù è stata funestata dalla guerra, è un
argomento difficile da dire, fa ancora male, pensa…non sono ricordi piacevoli, anche
se tra noi ragazzi c’era tanta goliardìa, che ci aiutava un po’ a sopravvivere
alle brutture. Prima in Albania, poi la Grecia, e poi ancora la fortuna di
essere stato fatto prigioniero, e quindi trasferito in Bulgaria presso un
distaccamento inglese. Da lì riuscii, con qualche mio compagno, a fuggire via,
attraversando la Jugoslavia a piedi o con mezzi di fortuna. L’Italia si era
arresa e noi si cercava disperatamente di tornare a casa. Eravamo dei poveri
sbandati, con la paura dei partigiani di Tito che ci davano la caccia, e i
tedeschi che, se ci avessero catturato, ci avrebbero arruolato nel nord Italia.
Ho visto morire di malattie e stenti tanti amici, ho visto deportare tanti
commilitoni, dei quali non ho mai saputo più nulla, e ho portato con me la
sofferenza di non aver mai potuto avere gli stivali adeguati per la lunga
marcia che mi ha ricondotto a casa. Ricorderò sempre il dolore ai piedi che ho vissuto,
ma mai dimenticherò il sorriso e il pianto di tuo nonno quando mi ha rivisto
dopo tanto, tanto tempo.”
“Papà, il mio tempo, questo tempo che mi ha ricondotto a te,
sta per svanire…Sento che questa ipotetica intervista, come un sogno, sta
finendo. Mentre scrivo, lo vedi?, una lacrima scende e finalmente questo groppo
alla gola si sta sciogliendo. Prima che io esca da questa quarta dimensione, dammi il modo di chiederti
una cosa ancora. Che rimpianti hai, oggi?”
“Nessuno, avevo solo paura che tu non potessi mai…diciamo
così, intervistarmi. Ma adesso spero che tu abbia realizzato il tuo desiderio.
Sono convinto che tu, ai tuoi figli, mai nasconderai quelle che sono le
emozioni che, nella vita, ti hanno accompagnato. E’ così bello esprimere i
propri sentimenti, perché è ciò per il quale verremo ricordati, ma soprattutto,
ricorda, che non è necessario
raccontarle, le emozioni. E’ sufficiente guardare il cielo alla ricerca di un
volto che possa illuminare il nostro, e farsi riconoscere, tra tanti, da chi ci ama.Ciao figliolo”
“Ciao, Baffo”
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