Nei primi anni 60, quando il boom economico entrò nelle case
degli italiani,le famiglie, prese
dall’euforia di quell’epoca, scoprirono che i fornitori dimostravano maggior
fiducia nel dare loro credito. Ricordo che dal salumiere , da bambino, andavo a comprare il pane, o altri piccoli
acquisti, e potevo dire al sor Antonio ( questo era il suo nome) “poi passa
mamma! ”, lui prendeva un quadernetto nero
e scriveva il debito contratto.
Oggi è praticamente impossibile, ci viene da ridere al solo
pensarci; eppure questa usanza ormai
superata mi ricorda quando in quel tempo
, oltre al salumiere, si poteva adottare un sistema di pagamento rateale, per
l’acquisto di vestiti , indumenti
intimi, scarpe, e anche lenzuola , coperte, tovaglie…dove? Ai grandi magazzini, da noi a
Roma c’era la MAS, l’UPIM, la RINASCENTE, questi negozi così grandi , confrontati a quelli che riempivano le strade dei nostri
quartieri, erano la vera novità di quei tempi. E noi in famiglia, prima delle feste natalizie ,
approfittavamo delle convezioni che
queste società offrivano, per poter acquistare tutto ciò che poteva servire,
oltretutto, grazie a quelle
facilitazioni, l’acquisto veniva diluito in rate che andavano a ridurre la busta paga di mio padre.
Ancora una volta la mia memoria mi trasporta in questo sogno
incredibile che è la vita.
Per arrivare ai grandi magazzini, i più vicini a noi, era
necessario prendere il tram,e proprio da lì voglio iniziare…perché per noi bambini salire a bordo di questi
cavalli di ferro era un’emozione che allargava i nostri cuori in un misto di
paura e di curiosità, ci attaccavamo al collo della mamma, e guardavamo da
vicino il signore con i baffi , o il cappellino della signora. Finalmente potevamo
guardare le persone negli occhi, io ricevevo sempre dei complimenti per via del
mio particolare colore delle pupille , i complimenti si sprecavano, e anche mia
madre riceveva apprezzamenti, specie da chi portava i baffi, anche allora c’erano
i pappagalli. I tempi non sono cambiati,
o forse sarebbe meglio dire che gli uomini non sono cambiati,ma tornando alle emozioni
vissute, quello che maggiormente mi è rimasto impresso è l’odore della lana,
cotone, cuoio e la musica di sottofondo ,penetrando all’ingresso di questi
grandi negozi.
I bambini venivano messi a terra e presi per mano, con la
raccomandazione di non allontanarsi assolutamente. Per noi tutta quella gente
che si muoveva chi a destra e chi a sinistra
era di una confusione tale che si diventava seri e imbronciati, come uomini
grandi, le nostre espressioni si trasformavano da bambini innocenti a bambini scontenti. La gente ti urtava e cominciavi a imparare cosa significasse
guardare davanti a te,voleva dire semplicemente stare attenti a dove si andava a sbattere… ma era impossibile per noi bambini
essere attenti, venivamo distratti da tutto quello che per noi era la novità, cioè
praticamente tutto.
Tutto è una parola grande, che oggi facciamo attenzione a
pronunciare , è un po’ come giocare a carte e dire “voglio tutto il piatto”…un azzardo,
tutto si chiede alla donna che si ama, a colei che incontri per la prima volta
nella tua vita…..anche questo è un azzardo, ma come da innamorato è lecito
chiedere tutto, da bambino è un obbligo chiedere di vedere. …tutto . Ogni cosa mi colpiva , dalle
tante camicie colorate alle scarpe tutte in fila, per non parlare dei calzini, tutti
incartati con carta trasparente, e così alla portata di mano che era
impossibile non desiderare di sfilarli dal loro involucro, così liscio e
rumoroso, era come mangiare una patatina croccante, poi ad un certo
punto,arriva va il pezzo forte, quello che ti lasciava a bocca aperta,quella
cosa che ti faceva dire …ohhhhhhh…… le
scale mobili, che insieme alla voce di Celentano che cantava …24000 baci…
battevano a tempo di musica i loro gradini
che scomparivano inghiottiti dal pavimento, voglia di salire, paura di essere anche noi portati
via insieme ai gradini, stretti dalla mano sicura di nostra madre,che anche lei
, se pur non voleva dimostrarlo, temeva quel marchingegno,e lo sentivi dalla pressione
con la quale premeva la mia povera manina, era allora che tiravo la sua mano
affinchè mi portasse lì dove si trovava
quella mangia gradini, era lì che volevi tutto, la sensazione di salire senza
muovere le gambe, attaccati a una ringhiera che sembrava non riuscire a
rincorrerti, e improvvisamente ti ritrovavi con una parte di te che saliva e
una parte che ti tratteneva, quasi a cadere. L’istinto faceva il resto: mollavi la presa e ti aggrappavi al corrimano
per riprendere il corpo che intanto si avvicinava al termine della corsa, e una
voce ti diceva :”adesso salta”, ma il più delle volte cadevi , ti rialzavi, e
con un gran sorriso dicevi :”ancora!ancora”,
mentre il profumo del Natale che si avvicinava ti rallegrava e ti
ricordava che dovevi essere bravo e buono.
Oggi ci sono i centri commerciali , solo vagamente somiglianti
a quei grandi negozi che una volta si
chiamavano grandi magazzini, in queste città che appartengono al presente, ma
realizzate con criteri futuristici, trovi ugualmente famiglie, ragazzi, gente
sola, tanta gente sola, forse è questa la più grande differenza che ci divide
tra quei tempi da noi vissuti e quelli che ancora cavalchiamo. A parte la
mancanza di credito che attanaglia le persone e
la nostra precaria situazione finanziaria, manca la fiducia nel
prossimo, è questa la grande differenza tra gli anni 60 e quelli che viviamo
oggi…ma questa è una cosa nota ormai a tutti .
Forse una cosa poco nota è che noi sapevamo dire a voce alta
….ohhhhhh… oggi lo pensiamo , ma non
siamo più capaci di pronunciarlo.
scritto e vissuto da Pino Gogiali