venerdì 18 maggio 2012

UNA GIORNATA AL MARE



La vita, durante la settimana, di una famiglia come la mia, era assolutamente normale, quasi banale, direi.
Scuola e giochi per noi bambini, spesa e faccende per la mamma casalinga, e lavoro per il papà capofamiglia. Ma a metà settimana, si cominciava a progettare quello che, improvvisamente, per noi bambini, sarebbe diventato un evento, l’evento: la gita al mare.
Il mare di Roma è Ostia. I romani andavano, e vanno ancora oggi, a  Ostia. E noi, quindi, andavamo a Ostia. I più fortunati, come me, avevano il privilegio di andare in macchina, gli altri, invece, utilizzavano il trenino.
Ma la trepidazione, l’ansia, di noi bambini, per quella giornata in cui ci saremmo scatenati, era uguale per tutti, motorizzati e non.
La sera prima dell’evento (io lo ricordo così)non si dormiva. L’eccitazione era al massimo. Noi bambini preparavamo le nostre cose, ossia il secchiello, la paperella, la paletta, le formine….Si infilava il tutto nella borsa di rafia della mamma…c’era il mio mondo, lì dentro! Oggi le borse sono all’ultima moda, e dentro ci trovi occhiali da sole, cellulari e creme solari….Nella borsa di mia madre, al massimo,  c’era la sua rivista preferita! Noi bambini eravamo in fibrillazione, fin dalla sera prima….il desiderio dell’acqua, degli strilli, delle buche e dei castelli di sabbia, era troppo anche per pensare lontanamente di dormire!
Anche gli adulti si preparavano. Mia madre era alle prese con la frittata (piatto tipico da mare di quegli anni), i formaggini, le barrette di cioccolata (sottili sottili! Non c’era benessere)da infilare nel panino, e papà beh…papà stava a guardare, a lui il compito gravoso della guida.
Alla partenza, tutti dentro alla 600 Multipla. I bambini dietro, ovviamente, la mamma vicino al papà che, per l’appunto, era alla guida.
Il viaggio era allucinante, anche per noi motorizzati. Niente aria condizionata,solo finestrini aperti, e due ore trascorse dentro a un forno incandescente , la nostra macchina. Uno o due chilometri prima si intravedeva  la linea del mare all’orizzonte la domanda, sempre la stessa, arrivava puntuale:”Papà, ma il mare è calmo o è mosso?” Dietro questa richiesta, si nascondeva la speranza del mare calmo, per stare ore dentro l’acqua, o il terrore che fosse mosso, il che significava “niente bagno!”.
E la risposta era anche lei sempre la stessa:”E’ calmo”. Come facesse a saperlo, ancora oggi non si spiega, vista la distanza. Come facessimo noi a credergli, anche quello ancora oggi non si spiega.  La realtà è che la nostra domanda era proprio stupida, perché nascondeva il desiderio che lui ci rassicurasse, e infatti lui sempre ci rassicurava. Quella frase, “è calmo”, significava semplicemente che potevamo fare il bagno.
All’arrivo, in genere, si andava al solito Cral aziendale,  si prendeva possesso della cabina, e i primi dediti alla “svestizione” eravamo noi piccoli. Aperta la porta della cabina, una ciurma di diavoli si lanciava alla conquista della sabbia, mentre l’odore della sabbia, del mare, e della vernice fresca delle cabine a inizio stagione trasformava il nostro entusiasmo in ricordi e sensazioni  future.
Dopo il primo entusiasmo, subentrava una certa timidezza….qualche bambina che ti guardava, e allora ti rendevi conto della tua pelle ancora bianca, del costumino striminzito, degli schiamazzi esagerati…..e allora, con il peso di quella timidezza, si chiedeva alla mamma di darci la mano, per farsi un po’ di coraggio…
Il ritorno a casa era segnato dal calore della pelle arrossata, dall’odore acre della salsedine, e dalla voglia di lavarsi!  E, nonostante il lavaggio parziale nel  lavandino ( erano in pochi a possedere una vasca da bagno), qualche granello di sabbia nel letto ci graffiava la pelle delicata e provata dal solleone. Sotto i piedi, ancora la sensazione dell’acqua che ti circondava le caviglie con il suo  arrivare veloce e il suo altrettanto veloce ritrarsi.
Erano gli anni sessanta. L’Italia guardava al futuro con ottimismo. Noi, bambini inconsapevoli, ci curavamo solo di sognare la prossima gita al mare. Il secchiello. L’acqua salata. La Multipla. La frittata… Era un’Italia piena di ottimismo, si poteva sognare e sperare in un futuro migliore.
Oggi,  qualcuno ci ha privato di questo futuro. Ci è difficile immaginare, sognare, progettare. Non solo il futuro, ma anche una gita al mare, sperando che sia calmo…
Ci chiedono, invece, di tornare indietro, a pane e frittata e finestrini aperti,in verità io ne sarei molto felice, perche è sottinteso che mi toglieranno anche 50 anni…..o no?
Autore: Pino Gogiali

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