La vita, durante la settimana, di una famiglia come la mia,
era assolutamente normale, quasi banale, direi.
Scuola e giochi per noi bambini, spesa e faccende per la
mamma casalinga, e lavoro per il papà capofamiglia. Ma a metà settimana, si
cominciava a progettare quello che, improvvisamente, per noi bambini, sarebbe
diventato un evento, l’evento: la gita al mare.
Il mare di Roma è Ostia. I romani andavano, e vanno ancora oggi, a Ostia. E noi, quindi, andavamo a Ostia. I più
fortunati, come me, avevano il privilegio di andare in macchina, gli altri,
invece, utilizzavano il trenino.
Ma la trepidazione, l’ansia, di noi bambini, per quella
giornata in cui ci saremmo scatenati, era uguale per tutti, motorizzati e non.
La sera prima dell’evento (io lo ricordo così)non si
dormiva. L’eccitazione era al massimo. Noi bambini preparavamo le nostre cose,
ossia il secchiello, la paperella, la paletta, le formine….Si infilava il tutto
nella borsa di rafia della mamma…c’era il mio mondo, lì dentro! Oggi le borse
sono all’ultima moda, e dentro ci trovi occhiali da sole, cellulari e creme
solari….Nella borsa di mia madre, al massimo, c’era la sua rivista preferita! Noi bambini
eravamo in fibrillazione, fin dalla sera prima….il desiderio dell’acqua, degli
strilli, delle buche e dei castelli di sabbia, era troppo anche per pensare
lontanamente di dormire!
Anche gli adulti si preparavano. Mia madre era alle prese
con la frittata (piatto tipico da mare di quegli anni), i formaggini, le
barrette di cioccolata (sottili sottili! Non c’era benessere)da infilare nel
panino, e papà beh…papà stava a guardare, a lui il compito gravoso della guida.
Alla partenza, tutti dentro alla 600 Multipla. I bambini
dietro, ovviamente, la mamma vicino al papà che, per l’appunto, era alla guida.
Il viaggio era allucinante, anche per noi motorizzati.
Niente aria condizionata,solo finestrini aperti, e due ore trascorse dentro a un
forno incandescente , la nostra macchina. Uno o due chilometri prima si intravedeva la linea del mare all’orizzonte la domanda,
sempre la stessa, arrivava puntuale:”Papà, ma il mare è calmo o è mosso?”
Dietro questa richiesta, si nascondeva la speranza del mare calmo, per stare
ore dentro l’acqua, o il terrore che fosse mosso, il che significava “niente
bagno!”.
E la risposta era anche lei sempre la stessa:”E’ calmo”.
Come facesse a saperlo, ancora oggi non si spiega, vista la distanza. Come
facessimo noi a credergli, anche quello ancora oggi non si spiega. La realtà è che la nostra domanda era proprio
stupida, perché nascondeva il desiderio che lui ci rassicurasse, e infatti lui
sempre ci rassicurava. Quella frase, “è calmo”, significava semplicemente che
potevamo fare il bagno.
All’arrivo, in genere, si andava al solito Cral
aziendale, si prendeva possesso della
cabina, e i primi dediti alla “svestizione” eravamo noi piccoli. Aperta la
porta della cabina, una ciurma di diavoli si lanciava alla conquista della
sabbia, mentre l’odore della sabbia, del mare, e della vernice fresca delle
cabine a inizio stagione trasformava il nostro entusiasmo in ricordi e
sensazioni future.
Dopo il primo entusiasmo, subentrava una certa timidezza….qualche
bambina che ti guardava, e allora ti rendevi conto della tua pelle ancora
bianca, del costumino striminzito, degli schiamazzi esagerati…..e allora, con
il peso di quella timidezza, si chiedeva alla mamma di darci la mano, per farsi
un po’ di coraggio…
Il ritorno a casa era segnato dal calore della pelle arrossata,
dall’odore acre della salsedine, e dalla voglia di lavarsi! E, nonostante il lavaggio parziale nel lavandino ( erano in pochi a possedere una
vasca da bagno), qualche granello di sabbia nel letto ci graffiava la pelle
delicata e provata dal solleone. Sotto i piedi, ancora la sensazione dell’acqua
che ti circondava le caviglie con il suo arrivare veloce e il suo altrettanto veloce ritrarsi.
Erano gli anni sessanta. L’Italia guardava al futuro con
ottimismo. Noi, bambini inconsapevoli, ci curavamo solo di sognare la prossima
gita al mare. Il secchiello. L’acqua salata. La Multipla. La frittata… Era un’Italia
piena di ottimismo, si poteva sognare e sperare in un futuro migliore.
Oggi, qualcuno ci ha
privato di questo futuro. Ci è difficile immaginare, sognare, progettare. Non
solo il futuro, ma anche una gita al mare, sperando che sia calmo…
Ci chiedono, invece, di tornare indietro, a pane e frittata
e finestrini aperti,in verità io ne sarei molto felice, perche è sottinteso che
mi toglieranno anche 50 anni…..o no?
Autore: Pino Gogiali
Nessun commento:
Posta un commento