giovedì 24 luglio 2014

INCONTRI RAVVICINATI DI TERZO.........TEMPO


Il volto scarno, i ricci che sovrastavano quegli occhi slavati, facevano un tutt’uno con quel cielo azzurro e quell’aria fresca del mattino, dove quel piccolo paese di montagna  accoglieva il mio amico Umberto che, come me, arrivava dalla città passare le vacanze dai propri nonni. Lo stupore e la gioia di quell’incontro rallegravano le nostre vacanze, e il saluto fragoroso si ripeteva ogni anno.
Umbertino… il mio amico preferito, colui con il quale ho vissuto tante avventure infantili e adolescenziali, era più grande di me, ma nonostante la differenza di due anni, che a quell’età non è poco, non aveva mai manifestato questa superiorità; solo mia madre, quando uscivamo fuori da i confini della sua vista, chiamava Umberto per ricordargli le sue responsabilità nei miei confronti, visto che ero più piccolo, al che Umbertino -assumendo una voce autorevole e dando del tu a mia madre- rispondeva “ tranquilla Albertì, lo guardo io “.
 Niente di vero, semmai il contrario, lui indiavolato e spericolato, io più saggio nel metterlo in guardia.
Nonostante i 43 anni che sono passati dall’ultima volta che ci siamo salutati, il ricordo di questo giovane amico, che ricordava nelle fattezze e nei modi i ragazzi di tanti film americani degli anni 50, un po’ Rin tin tin, e un po’ Lassie per intenderci, ha lasciato in me tantissimi ricordi, e di certo avrei avuto piacere a incontrarlo di nuovo, ma ahimè, le nostre nonne non ci sono più, e nemmeno i nostri genitori, l’unico anello di giunzione con quel piccolo paese che d’estate si popolava di villeggianti, sono i miei ricordi, e forse i suoi…… ma non è detto che debba necessariamente ricordare quel ragazzino di nome Pino.
Certo che sarebbe bello ritrovarci, e ricordare quando si correva su di un muretto di 30 cm. facendo attenzione a non cadere sotto un dirupo, o quando ci si faceva il bagno dentro uno stagno di acqua sporca e gialla, dove i piedi affondavano nel fango sottostante che sembrava volesse inghiottirti, oppure salire su gli alberi e mangiare frutti a sazietà senza badare se assieme alla mela mangiavi un ragno o una formica, raccogliere more e tornare a casa pieni di graffi causati dai rovi. Questo eravamo noi ragazzini di quel passato, oggi assolutamente impensabile per i figli o nipoti dei nostri tempi . Molte volte mi sono chiesto perche mai alla mia età io abbia ancora cosi vivi in me i ricordi della mia infanzia e di come eravamo da ragazzini…si tratta forse della paura d’invecchiare?
 Nostalgia di un tempo che non può tornare?
O semplicemente malinconia di un cuore infelice? Sono domande alle quali tante volte ho cercato risposta, ma ognuna delle risposte precedenti, non mi appartiene, sono in pace con la mia età, vivo la mia vita serenamente, la malinconia la considero un dono, eppure qualcosa sento che mi è stato tolto.
Pochi mesi fa ho miracolosamente trovato parte di queste risposte, ma quello che è incredibile, è che queste risposte  le ho ricevute sotto le vesti di un volto familiare, meno scarno di un tempo, un po ingrigito, ma con la stessa voglia di vivere che aveva 43 anni fa. Sto parlando di Umberto, naturalmente, che,  per pura casualità, complice una nostra comune amicizia, ho potuto ritrovare, e tra lo stupore preceduto da una telefonata e il  relativo appuntamento, è stato come se fosse passato un solo anno dall’ultima volta, come quando ci si rincontrava al paese per le vacanze; ma la cosa sensazionale è che anche lui non ha mai dimenticato quelle corse sui prati, quell’acqua gelida di montagna che faceva male ai denti, ma bene al cuore, come non ha dimenticato il suo amico Pino, nè quelle grandi fette di pane antico che le nostre nonne ci tagliavano, e coprivano di zucchero.
Anche lui, come me, convive con tutti questi ricordi, anche lui sente i profumi di quei momenti, i volti e i nomi dei nostri cari, persone con le quali abbiamo percorso un tratto importante della nostra vita.
Da oggi avremo modo di parlare del nostro passato, del tempo che abbiamo vissuto da quando è avvenuto il nostro ultimo incontro, anche se, come dice lui, il tempo non è mai passato, perchè sapevamo che prima o poi ci saremmo rivisti per le vacanze estive di fine anno.
C’è una vecchia leggenda Giapponese, che racconta di un filo rosso invisibile che lega certe persone per tutta la vita e oltre, anche persone che non si sono mai conosciute come se fossero state sempre vicine, e non c’è un limite di tempo affinchè questo avvenga, perche è un destino scritto sopra un cielo azzurro… in questo caso, il destino  mio e quello di Umberto era scritto sopra un cielo di un piccolo comune di montagna,dove le nostre origini albergano, e dove alberi che parlano, ci hanno visto ingenui bambini che non dimenticheranno mai quel filo rosso che li unisce.
Bentornato Umberto


                                                                                    scritto da   Pino Gogiali