14/04/2013
Era la fine degli anni 60, e l’avvento della televisione dentro le case
degli italiani era l’argomento preferito nei bar o in strada. Per me, bambino
di periferia in un palazzo che, come un formicaio, di mattina si svuotava per
poi ripopolarsi nel pomeriggio, la televisione era un argomento che non
interessava; i miei interessi erano gli amichetti e, man mano che crescevo, mi
relazionavo in quelle che erano le mie attività. Questa premessa serve a
raccontarvi una storia di bambini e affetti , affetti che, nel tempo, non si
sono mai cancellati. Chi di noi non ha mai sentito parlare di Mario Riva?
Indimenticato conduttore radiofonico e in seguito televisivo. Io lo ricordo
perché quando ero piccolo giocavo a “il Musichiere”. Nelle case di quell’epoca,
ancora oggi esistenti, il vano d’ ingresso era identico in tutte le case, un
corridoio lungo e stretto, e porte ai lati per accedere al resto della casa,
archetipo delle abitazioni dagli anni trenta in poi. Le nostre non erano
diverse: a fianco alla mia porta, abitava una famiglia, composta , però, da due
nuclei familiari. La signora Ida e le sue tre figlie, di cui due gemelle, la
terza figlia aveva già una famiglia propria che viveva all’interno della stessa
abitazione. La bambina nata da questa unione si chiamava Paola, o meglio
Paoletta, della mia stessa età….inutile dire che era la mia compagnuccia di
giochi, lei e la sua sorellina Stefania.
Paoletta era una bimba pallida, alta, e
portava con se’ quattro ossa su un po’ di pelle sbiancata. Capelli come salici
e occhi come quelli dei bambini affamati: naturalmente non dipendeva certo
dalla sua alimentazione, ma dal suo rifiuto al cibo, piuttosto comune per tanti
bambini di quella età, anche oggi. La ricordo con un eterno raffreddore, e una
salute sempre cagionevole. Poi ricordo sua nonna, sempre pronta a tirare fuori
il fazzoletto dalla vestaglia, per farle soffiare il naso. Nonostante questo aveva
su di me un dominio assoluto: di fatto,ero sempre io a cercarla. E, in quella
famiglia così numerosa e, se vogliamo, rumorosa, c’era sempre una carezza per
noi piccoli e io mi trovavo bene in questo clima sereno, di cui beneficiavano
molte famiglie italiane. La vita era difficile, sbarcare il lunario non era
facile, ma l’ottimismo di una vita migliore era presente: l’Italia cresceva e
la televisione era l’esempio lampante di questa crescita. In pochi anni, ogni
famiglia era arrivata a possederne una, e tutti seguivano quel programma
condotto da Mario Riva , “ IL MUSICHIERE ”.
Il nostro gioco era che la nonna, la zia, o chi si trovava in casa in quel
momento cantasse un motivetto di musica conosciuta: al primo accenno di musica,
io e Paoletta correvamo lungo il corridoio e chi arrivava per primo alla porta
d’ingresso vinceva.
Importante era riferire il titolo, cosa si vincesse non
ricordo….probabilmente non si vinceva nulla. Questo gioco mi è rimasto impresso
così come ve lo racconto, perché in una di queste evoluzioni di gioco, Paoletta
ostacolandosi con me nella corsa, cadde e si ruppe una gamba. Pianti, urla,
strilli e rimbrotti….alla fine mi sentii così in colpa che, piangendo, mi
assunsi tutte le responsabilità. Ricordo Paoletta con la gamba ingessata. Il
gesso, con il tempo, si riempì di scritte, tranne la mia, perché troppo piccolo
e non ancora in grado di scrivere. Nel corso di quegli anni, persi di vista
Paoletta, per via della nuova sistemazione che la famiglia ottenne e che
aspettava da tempo. Rimasero la nonna e le due gemelle che, con il passare
degli anni, trovarono i rispettivi consorti. Ricordo anche il dolore di mia madre,
alla morte della signora Ida, avvenuta per limiti di età. Tutti questi ricordi
poco tempo fa son riapparsi improvvisamente un giorno in cui, durante la mia
giornata lavorativa, ho sentito due donne in età avanzata parlare tra loro. Il
tono e il modo con accento romano mi hanno indotto a girarmi per poter legare
quel dialogo ai volti delle due donne
In un attimo, ho
riconosciuto le due –oggi- anziane gemelle, accompagnate dalla figlia Antonella
che a quei tempi era poco piu che neonata. Alla mia richiesta se avessero
abitato, in passato, in Via Prenestina a Roma, subito, con un misto di stupore
e curiosità, hanno risposto si. Senza perdermi d’animo e diretto come sempre,
ho ricordato la loro madre e Paoletta e di quanto fossero belle quando erano
più giovani. “Chi sei?”, mi è stato chiesto. “Sono Pino, o meglio, Pinuccio, il
figlio di Albertina”. Baci, abbracci, e tanti ricordi, e la promessa di
salutare Paoletta. Alcuni giorni fa mi è arrivata la telefonata di Antonella
quale mi comunicava che sarebbe venuta insieme a Paoletta a salutarmi e, con
l’occasione, a comprare una poltrona per lei che non riesce a dormire sul
letto… Avete capito bene. Paola non riesce a sdraiarsi sul letto per riposare,
perché lei da tempo combatte la sua battaglia personale con il male che l’ha
colpita. Quando l’ho vista, ho trovato una donna alta, forte, e apparentemente
in piena forma. Ci siamo baciati e abbracciati. Abbiamo ricordato insieme i
nostri giochi da bambini e forse abbiamo trattenuto l’emozione nel ricordare le
tante persone che sono passate a miglior vita.
Sono stato felice di
averle venduto una poltrona relax che renderà meno faticose le notti a venire.
E magari in certe serate, quando non si sentirà in forma, potrà ricordare le
giornate di tanti anni fa, quando ci lanciavamo contro quella porta per urlare il
titolo di quei brani cantati al “Musichiere” di Mario Riva. Sono sicuro che
grazie a quella poltrona, ricorderà anche l’affetto innocente di due bambini
degli anni cinquanta che si rincorrevano lungo quei corridoi…….Resisti, Paoletta,
ti aspetto tra un po’ di anni, quando mi chiederai una nuova poltrona, e questa
volta sarà una poltrona per la tua vecchiaia. Nel frattempo quando non prendi
sonno e i tuoi pensieri prendono colori scuri, la mia poltrona beige potrà
donarti un sorriso al pensiero di quel gesso che portasti per un mese da
bambina, e io mi sentirò meno in colpa. Resta nei miei pensieri, Paoletta, non
andartene….
Roma 29/09/2013
Questo mio racconto è
stato scritto quando Paoletta era ancora in vita,e la notizia dell’aggravamento
delle sue condizioni, mi aveva fatto rinviare la sua pubblicazione. Giovedi, Paoletta
ci ha lasciato, ha deciso per lei il destino, o forse, per chi crede, ha deciso
chi ha voluto vicino a se questa mia amichetta, perchè sono sicuro che lei si
trova in un posto da dove ci guarda e da dove protegge i suoi cari. Ciao Paoletta
Scritto da Gogiali Pino