domenica 29 settembre 2013

PAOLETTA E LA SUA STELLA




14/04/2013 
Era la fine degli anni 60, e l’avvento della televisione dentro le case degli italiani era l’argomento preferito nei bar o in strada. Per me, bambino di periferia in un palazzo che, come un formicaio, di mattina si svuotava per poi ripopolarsi nel pomeriggio, la televisione era un argomento che non interessava; i miei interessi erano gli amichetti e, man mano che crescevo, mi relazionavo in quelle che erano le mie attività. Questa premessa serve a raccontarvi una storia di bambini e affetti , affetti che, nel tempo, non si sono mai cancellati. Chi di noi non ha mai sentito parlare di Mario Riva? Indimenticato conduttore radiofonico e in seguito televisivo. Io lo ricordo perché quando ero piccolo giocavo a “il Musichiere”. Nelle case di quell’epoca, ancora oggi esistenti, il vano d’ ingresso era identico in tutte le case, un corridoio lungo e stretto, e porte ai lati per accedere al resto della casa, archetipo delle abitazioni dagli anni trenta in poi. Le nostre non erano diverse: a fianco alla mia porta, abitava una famiglia, composta , però, da due nuclei familiari. La signora Ida e le sue tre figlie, di cui due gemelle, la terza figlia aveva già una famiglia propria che viveva all’interno della stessa abitazione. La bambina nata da questa unione si chiamava Paola, o meglio Paoletta, della mia stessa età….inutile dire che era la mia compagnuccia di giochi, lei e la sua sorellina Stefania.                                                                                                                                      Paoletta era una bimba pallida, alta, e portava con se’ quattro ossa su un po’ di pelle sbiancata. Capelli come salici e occhi come quelli dei bambini affamati: naturalmente non dipendeva certo dalla sua alimentazione, ma dal suo rifiuto al cibo, piuttosto comune per tanti bambini di quella età, anche oggi. La ricordo con un eterno raffreddore, e una salute sempre cagionevole. Poi ricordo sua nonna, sempre pronta a tirare fuori il fazzoletto dalla vestaglia, per farle soffiare il naso. Nonostante questo aveva su di me un dominio assoluto: di fatto,ero sempre io a cercarla. E, in quella famiglia così numerosa e, se vogliamo, rumorosa, c’era sempre una carezza per noi piccoli e io mi trovavo bene in questo clima sereno, di cui beneficiavano molte famiglie italiane. La vita era difficile, sbarcare il lunario non era facile, ma l’ottimismo di una vita migliore era presente: l’Italia cresceva e la televisione era l’esempio lampante di questa crescita. In pochi anni, ogni famiglia era arrivata a possederne una, e tutti seguivano quel programma condotto da Mario Riva , “ IL MUSICHIERE ”.
Il nostro gioco era che la nonna, la zia, o chi si trovava in casa in quel momento cantasse un motivetto di musica conosciuta: al primo accenno di musica, io e Paoletta correvamo lungo il corridoio e chi arrivava per primo alla porta d’ingresso vinceva.
Importante era riferire il titolo, cosa si vincesse non ricordo….probabilmente non si vinceva nulla. Questo gioco mi è rimasto impresso così come ve lo racconto, perché in una di queste evoluzioni di gioco, Paoletta ostacolandosi con me nella corsa, cadde e si ruppe una gamba. Pianti, urla, strilli e rimbrotti….alla fine mi sentii così in colpa che, piangendo, mi assunsi tutte le responsabilità. Ricordo Paoletta con la gamba ingessata. Il gesso, con il tempo, si riempì di scritte, tranne la mia, perché troppo piccolo e non ancora in grado di scrivere. Nel corso di quegli anni, persi di vista Paoletta, per via della nuova sistemazione che la famiglia ottenne e che aspettava da tempo. Rimasero la nonna e le due gemelle che, con il passare degli anni, trovarono i rispettivi consorti. Ricordo anche il dolore di mia madre, alla morte della signora Ida, avvenuta per limiti di età. Tutti questi ricordi poco tempo fa son riapparsi improvvisamente un giorno in cui, durante la mia giornata lavorativa, ho sentito due donne in età avanzata parlare tra loro. Il tono e il modo con accento romano mi hanno indotto a girarmi per poter legare quel dialogo ai volti delle due donne
In un attimo, ho riconosciuto le due –oggi- anziane gemelle, accompagnate dalla figlia Antonella che a quei tempi era poco piu che neonata. Alla mia richiesta se avessero abitato, in passato, in Via Prenestina a Roma, subito, con un misto di stupore e curiosità, hanno risposto si. Senza perdermi d’animo e diretto come sempre, ho ricordato la loro madre e Paoletta e di quanto fossero belle quando erano più giovani. “Chi sei?”, mi è stato chiesto. “Sono Pino, o meglio, Pinuccio, il figlio di Albertina”. Baci, abbracci, e tanti ricordi, e la promessa di salutare Paoletta. Alcuni giorni fa mi è arrivata la telefonata di Antonella quale mi comunicava che sarebbe venuta insieme a Paoletta a salutarmi e, con l’occasione, a comprare una poltrona per lei che non riesce a dormire sul letto… Avete capito bene. Paola non riesce a sdraiarsi sul letto per riposare, perché lei da tempo combatte la sua battaglia personale con il male che l’ha colpita. Quando l’ho vista, ho trovato una donna alta, forte, e apparentemente in piena forma. Ci siamo baciati e abbracciati. Abbiamo ricordato insieme i nostri giochi da bambini e forse abbiamo trattenuto l’emozione nel ricordare le tante persone che sono passate a miglior vita.
Sono stato felice di averle venduto una poltrona relax che renderà meno faticose le notti a venire. E magari in certe serate, quando non si sentirà in forma, potrà ricordare le giornate di tanti anni fa, quando ci lanciavamo contro quella porta per urlare il titolo di quei brani cantati al “Musichiere” di Mario Riva. Sono sicuro che grazie a quella poltrona, ricorderà anche l’affetto innocente di due bambini degli anni cinquanta che si rincorrevano lungo quei corridoi…….Resisti, Paoletta, ti aspetto tra un po’ di anni, quando mi chiederai una nuova poltrona, e questa volta sarà una poltrona per la tua vecchiaia. Nel frattempo quando non prendi sonno e i tuoi pensieri prendono colori scuri, la mia poltrona beige potrà donarti un sorriso al pensiero di quel gesso che portasti per un mese da bambina, e io mi sentirò meno in colpa. Resta nei miei pensieri, Paoletta, non andartene….                            
Roma 29/09/2013
Questo mio racconto è stato scritto quando Paoletta era ancora in vita,e la notizia dell’aggravamento delle sue condizioni, mi aveva fatto rinviare la sua pubblicazione. Giovedi, Paoletta ci ha lasciato, ha deciso per lei il destino, o forse, per chi crede, ha deciso chi ha voluto vicino a se questa mia amichetta, perchè sono sicuro che lei si trova in un posto da dove ci guarda e da dove protegge i suoi cari.    Ciao Paoletta

                                                                                                                        Scritto da Gogiali Pino


giovedì 8 agosto 2013

Fotografie ingiallite dalle quali riesci a stabilire la data,o meglio, l’epoca che sono state scattate. Parlo naturalmente delle foto di famiglia, quelle degli anni 50,60, e anche 70, ma anche di vecchi filmati in 8mm o super otto, che i più fortunati possiedono e che di certo hanno trasformato in cd con tanta di musica appropriata. Tra i tanti fortunati, mi  annovero anch’io, dal momento che possiedo centinaia di vecchie foto e un cd di 2 ore di filmati d’epoca.                                                                                                                          
 Quando nella casa dei miei genitori fu il momento di dividerci le cose che reputavamo importanti per me e mio fratello, io non ebbi dubbi,mi presi le foto e le bobine dei filmati. Tutti gli anni, almeno due o tre volte mi ritrovo a vedere queste foto,e inizio un viaggio all’indietro del tempo, mi rivedo bimbo sul cavallo a dondolo,rivedo mia madre con quell’indimenticato giaccone dal quale non si liberava mai,mi sembra ancora di tirargli i lembi per farmi prendere in braccio. Poi mio padre,eterna sigaretta in bocca,giacca camicia e cravatta,un esteta dell’eleganza,lo ricordo quando di domenica mi prendeva la mano e mi portava al camposanto dove riposava mio nonno, lungo quei viali c’erano suore e mendicanti,ai quali lui regalava poche monete, lasciava che io corressi verso di loro con quelle monete da lui donatemi ,e di corsa tornavo sui miei passi cercando di nuovo la sua mano. Parenti cugini amici, tutti lì a ricordarmi quei momenti che oggi per noi che li guardiamo sono avvenimenti da dove potremmo tirare su delle storie incredibili,di quelle che si raccontano ai bar. La cosa che maggiormente mi emoziona è rivedermi attraverso i filmati,alla mia 1^ comunione, e lì che mi vedo con sguardo serio, senza ombra di sorriso, in questo non sono cambiato mai,ma chi mi conosce sa bene che sono una persona allegra e da come potete immaginare logorroica. Vedere le tante persone che hanno animato quei giorni di tanto tempo fa,mentre parlano tra loro o mentre si muovono in movenze a me note,sembra che il tempo si sia fermato. Alcuni di loro sono passati a miglior vita,altri ci si vede ancora,un pò ingrigiti,un po più lenti nei movimenti,ma  sempre giovani nelle loro esternazioni,è il caso di mio zio Tom,al quale ho già dedicato un post,e poi i miei cugini,quelli di Roma e quelli del paese di mamma,uno tra tutti Giulio,sempre frenetico,lui non è cambiato per nulla,continua a essere quello di sempre,con mille interessi, però….quante cose mi ha insegnato, lui più grande di me,mi prendeva in giro dicendo che ero un’inetto di città,al contrario di lui, campagnolo in giro per i campi a parlare con grilli e lucertole. Vedere tutte queste persone muoversi attraverso uno schermo,mi fa pensare che in fondo sono fortunato a possedere tutti questi ricordi,penso a chi non possiede tutto questo, e mi rammarico per loro, ma sono tuttavia maggiormente rammaricato quando sento dire che  “ nella vita tutto passa” non è vero,certi ricordi certe emozioni,non passano mai,non si scordano i genitori,i parenti,o chi per poco tempo hai amato. Non scordi i momenti e i luoghi che ti hanno visto protagonista,non si dimentica un bel film visto insieme alle persone che hai amato,perche non dimentichi le mani che stringevi durante la proiezione. Ne puoi dimenticare, chi nei momenti difficili ti stava accanto, solo perche ti amava,altrettanto non si dimentica un gesto spontaneo che nasconde un’affetto. Se tutto passasse via, non esisterebbero nomi ,parenti ,corse in macchina frenetiche, accompagnate da musica di ieri,perche la musica di ieri,oggi non ci sarebbe,e quella di domani non esisterebbe.